martedì 28 ottobre 2014

C'è chi chiede, c'è chi risponde e c'è chi abbraccia entrambi dopo aver dato ascolto.

Quante domande ultimamente nei miei monologhi, silenziosi, che la mia fronte nasconde.

Leggendo delle rime cupe, nebbiose e oscure prima di addormentarmi, che personalmente vedo come una bella ninna nanna, al continuo incontro di punti interrogativi ho riflettuto.

Mi sembra, cullato da quei colpi monotoni, che in gran fretta, da qualche parte, si stia inchiodando una bara. Per chi? Ieri era ancora estate, ed ecco, l'autunno. Questo rumore misterioso suona per una partenza.

Ho riflettuto sulle mie continue domande, ( che si! ) nascono dai miei dialoghi interiori e anche a quelle rivolte direttamente ad un amico nel bel mezzo di una sana conversazione o a più di uno.
Chiedo, ho fame di risposte, e il più delle volte mi scopro intollerante di quelle che mi vengono servite sul piatto.
Schizzignosa, pretenziosa potrei essere, è che io chiedo perchè ho bisogno di risposte, ho bisogno, le voglio.

Questo è il problema e se non coincidono con le mie aspettative, crollo.
Pura e forte insicurezza mi son detta.

Ci sono persone, mi dico, predisposte a chiedere, non  che tutte siano insicure, ma ritengo che ci sia proprio la categoria sociale delle persone che per natura chiedono;
 e poi ci sono loro, la categoria delle persone che per propria volontà amano rispondere, danno spiegazioni, finiscono con punti esclamativi!
I secondi dunque li vedo sicuri, poi a volte c'è il rischio di esserlo troppo e di poter così diventare incapaci a mettere in discussione le proprie teorie e convinzioni...

Penso, rifletto su queste due figure antropologiche , continuo a farmi le mie solite domande.

Poi mi immagino qualcuno che alla fine del discorso fra le due parti si alza da una sedia in un angolino che i due non avevano nemmeno visto, un'altra figura che avvicinandosi lentamente li avvolge nascondendoli con le proprie braccia e un mantello, grigio di feltro.

Lui è quel tipo di persona che ascolta.
Comprende le domande, riflette sulle risposte, ma non dice nulla.
Che chiude il discorso con un sorriso lieve, come quello di un dolce padre.
Una delle mie difficoltà più grandi ora è riflettermi in lui. Fare quello che ascolta.
Amo ascoltare il silenzio ma non duro molto;
Amo ascoltare mia nonna ma poi parlo.
Amo ascoltare musica ma subito canto.

Vorrei ascoltare tutti, smettere di chiedere e non sentir la brama di rispondere dentro la mia pancia.
Non voglio sminuire le prime due figure antropologiche ma vorrei essere in grado di acquisire questa tanto desiderata capacità, diventando prima di tutto ascoltatrice.

Potrebbe essere la risposta a tutte le mie domande.




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